Note di un aec


Assistenti alla Comunicazione, ovvero coloro che si occupano della disabilità nella scuola
In questi due mesi di chiusura scuola, ho letto di tutto e di più, è molto grave l’abbandono da parte delle istituzioni scolastiche della disabilità, per tanti motivi di ordine pratico. Ma non ho mai letto della situazione drammatica in cui versano e verseranno gli AEC a fine settembre con la chiusura della scuola .

  1. Cominciamo con il dire che gli aec una volta finita la scuola (di solito il 5 giugno, non percepiranno più lo stipendio, che in molti non usuffruiranno di ammortizzatori sociali pur se  previsti.
  2. di tutti i bonus e i soldi promessi dal governo, dai comuni o dalle regioni,gli aec non possono usufruirne, il loro ISEE è troppo altro (un lordo che arriva se va bene all’incirca a 13mila euro), per cui bonus affitto, gas , luce, reddito di emergenza, niente di tutto questo. Chi ha compilato i vari bandi forse considera gli aec persone privilegiate.
  3. Molte Cooperative sociali ( e qui forse nel XXI secolo bisognerebbe rivedere il concetto di cooperazione)si trovanoin grande difficoltà ad applicare il FIS o la Cig. perchè prive di fondi interni che gli consentano di anticipare soldi. Un sistema entrato ormai al collasso che le spinge a presentare agli enti  servizi scarsi e inadeguati e che molte delle volte ricadono sulle spalle del lavoratore che è costretto a sopperire a queste carenze mettendo in atto tutte le sue capacità organizzative ,che lo portano a condizioni lavorative inadeguate (capita 4 Aec con 6/7 alunni).
    Sento parlare di disabilità, genitori che si lamentano del figlio lasciato solo, assessori che indicano come “lavativi” gli aec che non vogliono lavorare a cottimo. Vorrei che una volta tanto si parlasse di noi, delle nostre difficoltà, dell’handicap che abbiamo ad arrivare a fine mese (stipendi che si aggirano all incirca  sui 1080 euro al mese). Vorrei la solidarietà non a parole delle famiglie dei nostri ragazzi, vorrei una solidarietà fattiva dell’istituzione scolastica, non la solita alzata di spalle e il “mi dispiace”. Forse chiedo troppo, molti colleghi forse non saranno nemmeno d’accordo con quello che scrivo. Ma è il mio sentimento la mia frustrazione, la mia povertà che avanza e ricorrente e stabile.

Realizzato da Piero

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